Tra il 1° e il 5 settembre si è svolta l’uscita escursionistica più impegnativa dell’intero programma 2024: una gita in alta montagna sulle Alpi Retiche nel tratto che segna il confine tra Engadina, la valle Svizzera di Sankt Moritz e la Val Masino.
Si tratta della prima alta via a essere tracciata e riconosciuta in Italia che nell’anno di istituzione, il 1928, fu nominata Sentiero Roma. Si tratta di un trekking che si svolge prevalentemente attorno ai 2500 metri di quota e che obbliga spesso a superare valichi posti tra i 2800 e i 3000 metri.
Noto anche come Alta via del Granito, l’itinerario si svolge sul versante sud di grandi montagne come il Piz Badile, il Cengalo, la Cima di Castello e il Monte Disgrazia e collega la Val Chiavenna con la Val Malenco.
Si tratta di un percorso complesso e difficile con grandi dislivelli (in media sopra gli 800-1000 m in salita quotidiani), lunghi tratti attrezzati con catene e tratti di nevaio che rendono lenta la progressione.
Noi abbiamo scelto di percorrere la variante Val Masino che prevede 5 tappe e 4 pernottamenti in rifugio.
Il 1° settembre abbiamo raggiunto in auto a Bagni di Masino (1172 m); siamo partiti in 16 dalle ore 12.30 con previsioni meteo incerte e siamo saliti, in 14, in circa 3 ore al Rifugio Omio (2100 m) giusto in tempo per scansare la pioggia. Due sono saliti direttamente al Rifugio Gianetti con l’obiettivo di scalare, l’indomani, la vetta del Pizzo Cengalo
Lunedì 2 settembre seconda tappa (partenza alle 7.00) con debole sole e tanta variabilità ma potenzialmente con una finestra di circa 5-6 ore per raggiungere il Rifugio Gianetti (2534 m) situato sotto il Piz Badile. Abbiamo affrontato la salita al Passo del Barbacan a 2610 m con tratto finale della salita e la lunga discesa attrezzata con catene. In quota le vette erano avvolte da nebbia e nuvole alte. Siamo arrivati alle 12.00 circa al Rifugio.
Due del gruppo saliti il giorno presedente direttamente al Rifugio Gianetti hanno tentato la vetta del Pizzo Cengalo ma sono stati rimandati in dietro dalla nebbia. Alle 13 come da copione è venuto giù il mondo con un forte temporale. Siamo stati raggiunti anche da un altro socio salito in mattinata direttamente da Bagni di Masino al rifugio.
La mattina del 3 settembre, con il meteo migliore, partenza alle 7.00 e percorso lungo ed articolato verso il Rifugio Allievi Bonacossa. Abbiamo superato il Passo Camerozzo a 2765 m, il Passo Qualido sud (2647 m) ed il Passo dell’Averta (2540 m) con ripide discese e risalite; alla fine abbiamo raggiunto il rifugio (2354 m) dopo 8 ore di cammino, 1000 di dislivello attivo e tre lunghi tratti attrezzati con catene durante il superamento dei passi.
La sera parlando con il gestore del rifugio, vedendo le previsioni meteo svizzere (prevista per la mattina successiva pioggia fino verso le 11-11.30), siamo andati a letto preoccupati.
Mercoledì 4 settembre alle 7.00 siamo comunque partiti tenuto conto della possibilità di una via di uscita sicura durante l’ultima tappa per il rifugio Ponti, la più lunga e per certi versi complessa per la presenza di nevai e di placche in granito scivolose. Le condizioni non erano ideali per la nebbia e la pioggerellina. Arrivati in prossimità del Passo del Torrone (2518 m) è iniziato a piovere con maggiore intensità ed abbiamo effettuato la discesa del canale attrezzato con catene con una certa difficoltà a causa del terreno scivoloso. Alle 10.30, giunti sul pianoro alto della val Torrone, dominato dallo splendido Picco Amedeo, considerate le condizioni meteo e la lunghezza e complessità del tratto ancora mancante, abbiamo optato per la discesa in Val di Mello, a Cascina Piana (1092 m), dove siamo stati ospitati al Rifugio Luna Nascente.
Il cambio di programma ci ha dato la possibilità di percorrere la bellissima Val Torrone e di visitare la bellissima Val di Mello con le sue bellissime pareti strapiombanti e i suoi blocchi di granito, parco naturale dal 2009 per la sue caratteristiche ambientali uniche; la valle fu terreno di gioco e di sviluppo del free climbing italiano, tra gli anni “settanta e ottanta”, ad emulare gli ideali californiani dello Yosemite con un alpinismo di contestazione verso un’arrampicata come tale, senza vette da raggiungere come nell’ideale novecentesco della “lotta con l’Alpe.
Famosi ed esplicativi del periodo i nomi attribuiti dagli arrampicatori alle pareti e alle vette di fondo valle: il Precipizio degli Asteroidi, la Dimora degli Dei, Luna Nascente, Scoglio delle Metamorfosi e altre vie.
Giovedì 5 settembre, sotto un cielo plumbeo e piovoso siamo discesi verso San Martino (929 m) e poi siamo risaliti a prendere le macchine a Bagni di Masino. Il rientro nella civiltà è stato duro a causa degli allagamenti e di un megaincidente in autostrada che ci ha costretto ad una lunghissima coda o a una viabilità alternativa sulla Via Emilia che ci ha fatto tribolare per oltre due ore e rimpiangere una camminata sotto la pioggia.
Di seguito foto e video fatti durante i 5 giorni d’escursione.